Cenni storici della biblioteca comunale

Ultima modifica 4 gennaio 2024

Passato

Domenica 27 marzo 1870 alle 16, alla presenza della banda musicale, all'Impruneta viene inaugurata la prima Biblioteca, popolare e circolante. Era nata su iniziativa di Antonio Zaccaria, presidente della Società per la lettura «con lo scopo d'istruire il popolo mediante la circolazione di buoni libri che ch'estirpino l'ignoranza e la superstizione, e che infondano nobili sentimenti verso Iddio, la Patria, e l'Umanità». Al momento dell'inaugurazione i membri della società per la lettura erano 36 e pagavano una quota mensile di adesione pari a 50 centesimi, mentre i libri della biblioteca erano oltre 200, la maggior parte dei quali donati da «illustri personaggi».

L'attuale biblioteca è erede di quella nata nel 1958, quando un comitato, composto da 15 membri eletti dal consiglio comunale, inizia a riunirsi periodicamente per organizzare un servizio di prestito di libri per la cittadinanza. Il suo regolamento verrà approvato con deliberazione del Consiglio comunale il 1 aprile dello stesso anno.
La biblioteca, grazie alla presenza dei volontari, comincia ad aprire sperimentalmente al pubblico da martedì 12 maggio 1959 e, dal mese successivo, l'orario di apertura risulta articolato su tre giorni (martedì, 18,30-20, venerdì 21-22,30, domenica 9,30-11,30).

Nel 1968 la biblioteca, che fino a quel momento aveva trovato ospitalità nella stanza del Consiglio comunale, si dota di una propria sede nei locali posti al primo piano di via Paolieri n. 12. L'inaugurazione avverrà alla presenza del regista e scrittore Cesare Zavattini il 29 giugno 1968.

Dal 1982 l'orario di apertura al pubblico viene esteso su sei giorni e dalla fine degli anni Ottanta il comitato inizia a riunirsi in maniera sempre più discontinua, lasciando sempre più spazio alla professionalità degli impiegati. Grazie alla loro competenza e all'adozioni di strumenti automatizzati sono loro che riescono a fare crescere il servizio in maniera esponenziale, creando i presupposti per la nascita e sviluppo di servizi condivisi e in cooperazione con altre biblioteche del territorio che oggi ha portato all'adesione al Sistema bibliotecario integrato dell'area fiorentina (SDIAF).

Dal 13 febbraio 1999 la biblioteca comunale di Impruneta ha sede in piazza Buondelmonti, piazza principale del paese, nel complesso dei Loggiati del Pellegrino, accanto alla Basilica, di fronte al palazzo comunale.

Fonti: L'archivio postunitario del Comune di Impruneta, a cura di B. Salotti, All'Insegna del Giglio, 2011.

Presente

La Biblioteca ha sale di lettura, arredate con scaffali predisposti per l'accesso libero, con 60 posti a sedere. Garantisce l'accesso su appuntamento al Fondo Archivistico Maria Maltoni e all'Archivio Storico Comunale.

La biblioteca, nel 2021, ha inoltre aderito a NILDE (Network for Interlibrary Document Exchange) creato dall’area del CNR di Bologna, un servizio di ricerca e consegna di articoli di riviste scientifiche o di parti di libri, che permette agli studiosi e a qualunque utente ne faccia richiesta di ricevere i materiali richiesti in modo sicuro, gratuito e veloce, solitamente entro le 24 ore. Le transazioni relative a questo servizio di prestito nazionale nel corso del 2021 sono state 40 per la biblioteca di Impruneta che partecipa con sole altre 25 biblioteche comunali italiane, l’unica della provincia di Firenze.
Da aprile 2022, la biblioteca ha aperto il servizio di rilascio gratuito delle credenziali SPID e attivazione dell’Identità Digitale, grazie alla collaborazione con Lepida, società pubblica dell’Emilia-Romagna: ad oggi sono state rilasciate più di 200 nuove identità digitali a cittadini che ne hanno fatto richiesta.
Sempre nel 2022 è stato attivato il progetto del PATTO PER LA LETTURA di IMPRUNETA che coinvolge numerose associazioni e enti del territorio.
 
Il 17 Dicembre 2022 la Biblioteca comunale è stata dedicata a M.Maltoni a seguito della delibera GC n. 109 del 04/10/2022
 
BIBLIOGRAFIA allegata alla delibera n. 109 del 04/10/2022

Marianna “Maria” Maltoni e l’esperienza di San Gersolè
La scuola per educare la vita

«La scuola per istruire ha per traguardo l’esame; quella per educare, la vita. La prima mira a formare il professionista, la seconda l’uomo. La prima lavora sulla mente, la seconda mira al cuore e confida sulle sue invisibili conquiste. Il maestro che istruisce vuole che siano resi subito i risultati del suo operato, quello che educa li affida al tempo e non chiede che alla vita le sue risposte. Io mi son scelta la scuola che si propone di educare»

Marianna "Maria" Maltoni nasce a Dovadola, 2 febbraio 1890 e muore a Fiesole 18 novembre 1964.
Nell’estate del 1920 la Maltoni giunge, come maestra unica, nella scuola elementare a San Gersolè. Nella piccola scuola trascorre lunga parte delle sua carriera, elaborando il suo innovativo approccio pedagogico, che riesce a suscitare l’interesse di grandi intellettuali come Francesco Bettini, Giuseppe Lombardo Radice, Giovanni Michelucci, Piero Calamandrei e Italo Calvino.
A San Gersolè, contesto povero e rurale, si educa oltre che istruire; si dà spazio a ogni forma espressiva, prima fra tutte il disegno; i ragazzi vengono ascoltati e di ognuno di loro viene valorizzata la vita anche attraverso l’uso innovativo della scrittura infantile. Maria Maltoni, così come Don Milani, tenta di offrire agli alunni: autonomia, riflessione critica, capacità di comunicare e di esprimersi, poiché, come dice, «cuore e sentimento sono fondamentali nella conoscenza» e strumenti fondamentali per far nascere «il piacere di sapere per non essere subalterni».
Tenta così nella sua pratica didattica quotidiana, di apporre correttivi ai criteri impartiti dalle direttive ministeriali. La sua è, per l’epoca, un’operazione culturale molto innovativa, tesa a sviluppare un percorso educativo capace di incoraggiare la conoscenza ed escludere il modello di istruzione calato dall’alto dall’educatore.
Tali materiali didattici sono oggi conservati in larga parte presso la nostra Biblioteca Comunale nel Fondo Maria Maltoni – Si tratta di più di 1600 quaderni, 35 album da disegno, un album da fotografie contenente disegni e composizioni degli alunni; circa 2400 disegni di diverso formato degli alunni allievi della maestra; circa 600 “Giornali” che settimanalmente venivano realizzati in classe. Oltre agli elaborati degli alunni il fondo è composto dagli scritti della maestra Maltoni: da quelli a carattere più istituzionale come i 32 registri delle classi dal 1933 al 1956 e i 95 quaderni e i numerosi fascicoli con diari degli allievi da lei trascritti, a quello più personale come agende, appunti e corrispondenza.
Vi sono inoltre fotografie, articoli di quotidiani e periodici di e su Marianna Maltoni e la sua ricca esperienza didattica. Questi tracciano un quadro vivo e puntuale della cultura mezzadrile toscana che di lì a poco viene spazzato via dalla modernità e dal boom economico.
Tra i primi sostenitori dei metodi della scuola di San Gersolè c’è l’ispettore scolastico Francesco Bettini che, comandato presso l’Ente Nazionale di Cultura di Firenze dal quale dipende la piccola scuola rurale, avvia con la Maltoni un intenso e profondo scambio di idee testimoniato dalla cospicua corrispondenza professionale.
La Maltoni collabora con moltissime riviste (tra le quali «Scuola Italiana Moderna», «Pedagogia Italiana», «Argomenti») cercando assiduamente consensi per le proprie innovative e divergenti idee pedagogiche consistenti in “un’ìstruzione per tutti”.
Il 18 settembre 1956 il Comune di Impruneta le ha conferito la cittadinanza onoraria. Ernesto ed Anna Maria Codignola la chiamano nel 1944 come membro del Comitato di Direzione Didattica della Scuola-Città Pestalozzi, la nuova scuola fondata nel 1947 e che ha l’intento principale di preparare cittadini consapevoli dei loro doveri e diritti in regime di libertà imprimendo un’istruzione per tutti i bambini con indirizzo etico, sociale e culturale






 
 

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